Ci sentiamo spesso persi in questo oceano di informazioni e di materia, proiettati verso non si sa quale cosa.
Tutti di corsa, alla ricerca di tutto e niente, o forse alla ricerca di un’illusoria felicità.
Uno stato di benessere che molto spesso associamo all’esteriorità: all’avere, piuttosto che all’essere.
Ci sentiamo grandi e apparentemente soddisfatti quando otteniamo il riconoscimento esterno, quando la materia, prende forma nelle nostre mani in qualità di casa, auto, vestiti, denaro e qualsiasi altro oggetto del desiderio mentale. Ma poi, spesso e volentieri, ci basta perdere anche solo uno di questi “beni”, per cadere nello sconforto, nella sofferenza della sconfitta e del fallimento.
Allora, che fare? Bisogna prodigarsi con ancora più fervore alla riconquista di ciò che abbiamo perso.
Ovviamente non ci accontentiamo di arrivare solo a questo, ma vogliamo aggiungere qualcos’altro alla nostra già generosa portata: l’ego non ha limiti e, come un bambino capriccioso, richiede sempre di più.
Se continuiamo a spremerci in questa illusione, il risultato, quasi sicuramente, sarà la nostra insoddisfazione e incapacità di gustarci la vita.
La soluzione? Ritornare dentro di noi, alla nostra sorgente limpida e pura attraverso la porta magica del silenzio, dove tutto armoniosamente prende forma.
In questa silenziosa consapevolezza, le distrazioni mentali si trasformano in prodigi di crescita e tutto diventa più chiaro e meno faticoso.
Dentro di noi esiste un potenziale e sconfinato territorio di reale benessere. Coltivarlo spetta a noi, dedicandogli ogni giorno – con amore e gioia – l’attenzione che esso merita.
Apriamo con fiducia e coraggio la porta del silenzio e ognuno di noi ritornerà ad apprezzare il dolce suono della propria sorgente interiore.
Dentro di me c’è un luogo dove vivo tutta sola:
è lì che rigenero le fonti che non si esauriscono mai.
Pearl Buck
M.R
molto bello marco grz x averlo scritto ciao alberta